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Uno psicoanalista è uno strano spettatore di film: "cosa vede quando va al cinema?". Il rischio è che al cinema continui a fare l'analista e cerchi l'inconscio rimosso nel regista e nel film. Al tempo stesso "cosa vede uno spettatore o un regista nei film che parlano di psicoanalisi?". Anche in questo caso c'è il rischio che spettatori e registi vedano la psicoanalisi come una sorta di film poliziesco dove un atteso colpo di scena chiarirà una storia altrimenti confusa e dolorosa. Freud stesso aveva perplessità che psicoanalisi e cinema avessero un registro comune e perciò declinò l'invito di Pabst a essere consulente di quello che è stato il primo film psicoanalitico europeo. A Hollywood lo stesso problema lo risolvevano con Fred Astair e Ginger Rogers. Questo libro abbandona la logica indagatoria e suggerisce che ogni spettatore vedrà solo un proprio film diverso persino da quello che propone il regista. È un modello per la stanza di analisi dove un analista è chiamato a partecipare a un film di cui il suo paziente compone la trama che scompone le certezze dell'analista e lui, per fortuna e per mestiere, a differenza dell'ispettore Callaghan, non "sa sempre come fare colpo". Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.