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Il 10 ottobre 1434 Camerino è travolta dalla rivoluzione borghese che ha trovato un suo alleato in Francesco Sforza. Gentilpandolfo da Varano, signore di Camerino, viene ammazzato davanti alla chiesa di San Domenico insieme ai nipoti: negli attimi che precedono la sua morte, Gentilpandolfo rivive gli ultimi anni della sua vita e soprattutto la congiura che ha ordito con il fratello Berardo per eliminare i fratellastri Giovanni e Piergentile. A causa di tale congiura, Elisabetta Malatesta Varano, moglie di Piergentile, è costretta a fuggire per portare in salvo il figlio Rodolfo e il nipote Giulio Cesare. La giovane trova rifugio a Visso, ma in capo a tre mesi la città capitola ed Elisabetta è costretta a tornare a Camerino, dove nel frattempo la situazione politica della Signoria precipita, con l'assassinio di Gentilpandolfo e di tutti maschi di Casa Varano. Elisabetta si rifugia a Pesaro: qui vive da profuga per nove anni, spesi a ordire trame politiche per intervenire al momento giusto e mantenere fede al suo giuramento di riportare i due bambini Rodolfo e Giulio Cesare, sotto la sua reggenza, al governo di Camerino.