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"Sognando, Montalbano entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si ritrovato, insieme alla fidanzata Livia, nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un'edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l'ipocrisia di foglie di fico posticce, fatte di plastica. L'armonia dell'eden, la sua mancanza di volgarit e violenza, una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante, anche nella cieca e brutale realt pu sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato gi dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona II cielo in una stanza, con "alberi infiniti", imponendosi sul fracasso di un temporale. La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore, dagli abusi e dalle sopraffazioni, dalla crudelt e dalla sordidezza, dalle ritorsioni e dai ricatti, dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall'interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine compulsivo e strozzino, stato trovato morto: ucciso con modalit che a prima vista appaiono inesplicabili, e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunit. Sui rapporti di sangue e quelli di affinit." (Salvatore Silvano Nigro)