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A che serve misurare quello che tendenzialmente non vuole essere misurato? Ventitré Utopie Urbane del XVIII-XX secolo compongono tracce di un percorso fascinoso, tra problemi di misura e necessità di figura, e riflettono sul ruolo e l'attualità dell'Utopia come esercizio personale di desiderio e di bisogno. Questo volume non ha la pretesa di produrre uno studio storico-cronologico completo dei progetti sulla città dell'utopia, quanto di mettere in sequenza alcuni ragionamenti sul ruolo e le ricadute del progetto utopico sulla pratica e sul pensiero architettonico di oggi. Le Utopie Urbane studiate sono messe a confronto partendo da dimensioni comparabili e applicate in maniera estensiva sui 1.680 ettari della zona industriale di Porto Marghera. La spalmatura di ogni utopia su quell'ambito territoriale sono servite a mettere sotto stress i modelli presi in esame, per cui lo smisurato o l'atomico vengono sconfitti dalla dimensione conforme usata. Riescono a risultare parzialmente convincenti soltanto le scale intermedie; e la dicotomia insanabile tra utopie antiurbane e megalopolitane è perfettamente rappresentata dal confronto in situ della wrightiana Broadacre e di Plug-in City. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.