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La letteratura, in quanto littera, testo scritto, sembra aver fatto di tutto per escludere la pratica dell'ascolto. Più esattamente: sembra averla relegata nello spazio della poesia, dei suoi particolarissimi suoni. Eppure, anche dove la visività domina, nella tradizione del romanzo realista e modernista, è possibile cogliere i segnali di un modo di ascoltare obliquo e trasposto. La pagina muta improvvisamente, si inflette, si soggettivizza, "mette le orecchie". Questo libriccino riflette su simili paradossi, illustrandoli a partire da due istanze. In primo luogo, la pressione del silenzio: la capacità che la letteratura ha di dire un vuoto di suoni e la necessità, reciproca, di promuoverlo a un pieno di senso. E poi c'è l'universo del digitale che tutti ci assorbe, mettendoci in contatto con voci che sempre più spesso creano corpi, sullo sfondo di un brusio mai come oggi confuso e confusivo. Forse, dovremmo imparare ad ascoltare con i silenzi giusti (a pausare e a far correttamente risuonare) l'assordante ronzio del mondo. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.