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I secolo a.C. Nella guerrafondaia repubblica di Roma, l'olio di pietra e le conoscenze tecnologiche donate dal dio Vulcano sono potere militare. Le lance della terra trivellano la crosta del mondo conosciuto e le raffinerie producono keros insozzando il cielo e inquinando il mare nostrum. Il fumo nero dell'olio di pietra combusto è fitto e dolciastro, il rombo crescente delle pile a ipocausto un grido di libertà. Il grido di Mater Pandora, l'agile megàlo, automa antropomorfo di legno e metallo, della gladiatrice Crissa. L'amazzone di Capua è alla sua ventiduesima vittoria, ma gliene mancano ancora troppe per riscuotere la propria libertà, ancora troppe per credere di riuscire a non cadere prima. I Saturnali, i festeggiamenti in cui l'ordine sociale è rovesciato, sono però vicini, e così il piano di fuga degli schiavi del ludo di Capua architettato dal maestro Enomao, Ciclope di Roma. Crissa è però costretta, insieme al resto dei gladiatori, a partire per la battaglia di Metapontum. Qui si trova a combattere con il tribuno Glabro, prossimo a diventare comandante della legione Macedonica, e il suo megàlo Vis Veritatis, con il quale già si era scontrata nell'arena. Il loro immortale legame di appartenenza si salda tra vite reclamate, arti meccanici mozzati e conflitti di visioni. L'odio di Crissa per Roma è viscerale, il rispetto di Glabro per gli ideali della Repubblica assoluto. E, presto o tardi, saranno questi punti di vista a doversi scontrare, e allora sì sarà olio e sangue! Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.