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Il concetto di "distacco europeo di lavoratori" riguarda principalmente la situazione in cui un'azienda situata in un Paese dell'UE distacca un dipendente per lavorare in un altro Paese, quando deve fornire un servizio in quello Stato. Tale situazione è circoscritta al principio della libera circolazione delle persone e dei servizi, che è uno dei fondamenti dell'Unione Europea. Nel contesto della caduta della cortina di ferro, era prevedibile uno spostamento di lavoratori dall'Est all'Ovest, anche attraverso il meccanismo del distacco. Questo tipo di evoluzione è stata affrontata dall'UE anche nei precedenti allargamenti. Nell'ultimo decennio, questo distacco di lavoratori è stato considerato dai Paesi dell'Europa occidentale come "dumping sociale". Ma questo "dumping sociale" è reale? L'attuale capacità delle aziende dei Paesi con salari e standard di vita più bassi di distaccare i propri lavoratori nei Paesi europei più ricchi causa anche a questi ultimi un effetto di dumping sociale per le loro economie nazionali? Oppure, al contrario, il dumping sociale è solo un pretesto, dietro il quale si nasconde il desiderio di garantire il protezionismo economico del proprio Paese, che implica anche il blocco dell'accesso dei lavoratori di altri Stati al proprio mercato del lavoro?
About the author
L'auteur est professeur associé à l'université d'études économiques de Bucarest, docteur en droit et avocat avec plus de 20 ans de pratique en droit international des affaires. Il est également diplômé de l'Institut de droit franco-roumain. Ilie Dumitru est également auteur/coauteur de plus de 25 livres, articles et études scientifiques.
