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Se le accabadoras sarde erano donne chiamate a intervenire in occasioni straordinarie per accelerare la morte di un familiare agonizzante, le pescatrici eoliane agivano invece in un regime di assoluta normalità per la comunità in cui vivevano, affiancando nel lavoro i pescatori, sostituendoli o semplicemente pescando da sole. La straordinarietà del loro agire sta nell'avere smentito con le loro vite ordinarie quel paradigma che ha da sempre raccontato un modello sociale diverso, quello cioè che assegna la terra come ambito di lavoro femminile e il mare solo maschile. Ma mentre delle accabadoras esiste una narrazione continua, tale da averle consacrate a patrimonio comunitario tradizionale, nel caso delle pescatrici eoliane, invece, non esiste praticamente alcuna rappresentazione o riconoscimento di natura storica o sociale. Sono state dimenticate. Il presente lavoro di ricerca vuole indagare le ragioni che stanno alla base di queste differenti intensità narrative. Il Mediterraneo è il contesto ambientale e culturale che ha accolto entrambe le figure femminili prese in esame ed è la grande tela sulla quale si sono raccontate le loro storie.
About the author
Nata a Milano nei turbolenti anni Settanta da una famiglia di immigrati siciliani. A 20 anni abbandona gli studi per seguire il sacro fuoco della curiosità che la avvicina ad un noto nuovo movimento religioso americano. Dopo molti disillusi anni lascia il gruppo e riprende in mano studi e vita. Oggi si interessa di antropologia museale.
