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Parole stanche, logore, morte. Solo flatus vocis, sotto il vestito niente, vuote articolazioni di suoni, veicolazione di rumori senz'anima e senza senso, scatole vuote. Non sono così tante nostre parole? È'accaduto e ancora accade perché da troppo molte nostre parole hanno perso il legame vitale con la profondità muta del Mistero dove danzavano e si è infranta la loro scaturigine dalla sorgente di quella Sapienza antica e ineffabile a cui le varie tradizioni religiose hanno dato fattezze simboliche e nomi diversi. Il codice della nostra tradizione occidentale è quello biblico, vetero e neo-testamentario, con il suo ricco paradigma di valori esistenziali ed il suo alto corredo di ideali etici. Alla sua luce si tenta in questo lavoro una rilettura di alcune voci del nostro lessico. Si inizia con quelle più attinenti alla dimensione spirituale della vita, spiritualità come dimensione della ferialità, grammatica del quotidiano senza involarsi su tangenti celestiali. La strada come luogo teologico, il groviglio dei sentieri come tenda dell'appuntamento con Dio,gli odori e i sapori, anche i meno gradevoli,come luoghi rivelativi, l'uomo con le sue luci ed ombre come epifania di un Altro.
About the author
Pietro Mari, parroco emerito dopo 50 anni di servizio pastorale. Laurea in Teologia e Sociologia, ha accompagnato i giovani del Movimento Studenti di A. C., gli Universitari della FUCI, i Laureati e Giuristi cattolici. Ora guida il Gruppo di Dialogo Ecumenico ed Interreligioso della Chiesa di Salerno.