Read more
Auspichiamo la stabilizzazione dei beni comuni come salvaguardia del futuro dell'umanità, ma rimaniamo spesso all'auspicio e non lo traduciamo in azioni. Dovremmo intendere il mondo dei beni comuni come istituzioni o spazi di azioni collettive, nei quali si producono, curano, gestiscono e sviluppano una grande varietà di cose indispensabili alla vita. In questi spazi vanno pensate insieme equità, libertà e sostenibilità, cosa piuttosto rara nella storia delle idee politiche. Un concetto centrale per questi spazi è quello dell'auto-organizzazione, accompagnato ad un'altro principio - si contribuisce volontariamente. Inoltre bisogna produrre localmente ciò che pesa - macchine, materiali edili, cibi - e condividere globalmente quello che è leggero - sapere, idee, codici e design. Si sta rafforzando una certa stanchezza verso la società dello spreco e una stanchezza della dipendenza: cresce lo charme di una vita più indipendente dalla logica capitalistica dello scambio che penetra tutto. Sono indispensabili una convinta trasformazione della società e una profonda svolta culturale che facciano riemergere la nostra natura come esseri in rapporto con e dipendenza da altri.
About the author
Mario Agostinelli, chimico-fisico, è stato ricercatore all'ENEA, consigliere regionale in Lombardia e segretario generale della CGIL Lombardia. E'portavoce per il Contratto mondiale per l'energia e il clima. Tra le sue pubblicazioni: Le 35 ore, Pianeta in prestito, Cercare il sole dopo Fukushima, Il Mondo al tempo dei quanti.