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Le citt! Sterminati teatri pullulanti di attori: noi uomini sempre pi urbanizzati, recitanti nei grandi supermercati e negli immensi complessi industriali la sceneggiata tragicomica dell'esistenza. Ci rappresentiamo su di una superficie tagliata da asfalti stretti, larghi, filamenti di ragnatela, formicolanti tra case, edifici, cattedrali, tutti sinonimi di tana, rifugio caldo e sicuro. Citt sofferenti, profanate dai venti, devastate dal fango delle frane, oppure festaiole per le ricorrenze civili e religiose. Questa poesia raccolta dalla polpa urbana, dagli intrighi, dissensi e incomprensioni, pacificazioni e vittorie dell'essere parte della comunit cittadina, degli uomini creatori e attori di socialit. Si veste spesso della metrica tradizionale (i numerosi sonetti che la compongono) estraendo dalla dolce antichit dell'endecasillabo, aromi e ritmi che rimodella sulle sonorit molteplici e frenetiche di oggi. Poesia sociale dunque non misterioso simulacro introspettivo.