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Maria Brandon Albini, una delle protagoniste di maggior rilievo della letteratura meridionalista del secondo dopoguerra, ci racconta il suo "Viaggio" nel Salento con una scrittura dall'andamento leggero e brioso, tanto che si ha quasi l'impressione di leggere degli appunti, delle notazioni di viaggio prese giorno per giorno. L'autrice s'immerge in un universo composito dove convivono antiche credenze e istanze della contemporaneit, dove le leggende s'incrociano con storie di santi e il mondo magico e rituale della cultura contadina non in contraddizione con il sindacalismo e le leggi di difesa operaia. L'Albini si sofferma sulla condizione delle donne nel Sud, registra il persistere di tradizioni popolari che sopravvivono agli assalti della modernit, la pratica della lamentazione funebre, la lingua grika e il tarantismo, pagine queste ultime di estremo interesse da un punto di vista della documentazione storica: scopriamo infatti che un anno prima del suo viaggio in Salento, era stata proprio l'Albini a inviare nell'Italia del sud un amico francese, il fotografo Andr Martin. In questa realt variegata e complessa l'autrice si lascia orientare da guide sapienti, giovani studiosi, intellettuali e non solo: la sua, quindi, non una conoscenza libresca, ma un approccio critico che tiene conto delle situazioni e dei problemi reali. Questo breve resoconto di viaggio redatto con uno stile a met strada tra reportage e cronaca, storia e antropologia, politica e religione.