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In Brasile, "il Paese che uccide il maggior numero di travestiti e transessuali al mondo", le aggressioni contro le persone che si esibiscono nella travestitismo e nella transessualità sembrano aver perso la capacità di scioccare, generare dibattito e ispirare empatia. Non è stato così per il caso di Veronica Bolina, ampiamente pubblicizzato dai media. Arrestata con l'accusa di aver aggredito un vicino di casa nell'aprile 2015, Veronica, che in commissariato avrebbe staccato a morsi un orecchio a un carceriere, è poi "apparsa" sfigurata in foto che sono circolate sui social network e hanno illustrato le cronache giornalistiche. Queste, per la loro natura di immagine-performativa, più che servire da supporto visivo alle narrazioni giornalistiche, hanno contribuito a co-costruirle. In quest'ottica, l'obiettivo di questa ricerca è identificare come le performance di genere non binarie/egemoniche, nello specifico quelle travestite, come quelle attribuite a Verônica, siano costruite fotograficamente in due narrazioni giornalistiche: una pubblicata dal quotidiano Diário de S. Paulo e l'altra da G1, il portale di notizie di Globo.
About the author
Ha conseguito un dottorato di ricerca in Arti Visive (Cum Laude) presso l'Università Complutense di Madrid, un master in Linguistica Applicata presso l'UFRJ e una laurea in Giornalismo e Cinema presso l'UFF. È stata docente presso l'UFF e borsista post-dottorato (UFRJ/PNPD/CAPES). Ha conseguito un MBA in Marketing, una specializzazione in Arte emergente presso lo IART di Madrid e un master professionale presso Euroinnova.