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"Non saranno questi versi di Eliza Maca-dan una versione contemporanea delle lacrimae rerum, le lacrime delle cose? In un passo dell'Eneide Virgilio asserisce «sono le lacrime delle cose e le cose mortali toccano i cuori». In un mondo frantumato, nello specchio infranto del sentire e del senso, nell'impossibilità di abitare il "romanzo quotidiano", in un disagio carnalmente vissuto e nell'interrogazione amorosa del senso, cosa rimane? Con strutture complesse ricche di intonazioni, che fanno deflagrare più ambiti linguistici ed esperienze culturali, con improvvisi scarti intonativi e "virate del respiro", in una intensa tessitura la Macadan mette in essere l'ordito e la trama delle articolazioni fra l'io e il tu, fra l'io e l'altro, e ciò che rimane di un orizzonte storico brutalmente esploso e ampiamente dissignificato e dissignificante. È un'epopea ricca, questa della Macadan, in cui una quotidianità mai banale dialoga con i grandi temi del consistere, in una ricerca sempre insoddisfatta di perfettibilità: forse l'unica dimensione che ci rimane in tempi di basso impero. Questi pianti sommessi, nel perenne considerare e nel rilancio comunicativo, aprono continuamente nuove possibilità sulle cose morte e su ciò che ha limite, la dura esperienza dell'imparare il transito dalla difficoltà all'opportunità." (Amedeo Anelli) Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.